“Tutto ciò che è vivente ha un movimento ritmico” (cit. Borges)

La parola ritmo, che dal greco rhythmós – derivazione di rhêin (fluire) – significa scorrere, fa riferimento ad una struttura ciclica che si ripete. La ripetizione ne favorisce la memorizzazione e l’integrazione. Fin dallo stato embrionale il corpo è investito da un ritmo interno che è fisiologico, e da un ritmo esterno dato dalla successione di eventi naturali quali caldo e freddo, giorno e notte.
L’esperienza ritmica si arricchisce gradualmente, mediante stimoli sensoriali e cinestetici che diventano poi fattori di condizionamento. Già dai 9 mesi di vita fetale si possono individuare diversi tipi di ritmicità. Con lo sviluppo si determina una ritmicità preferenziale che, interagendo con lo stile ritmico materno, tende a creare un adattamento alle contingenze esterne. Il ritmo quindi può essere considerato un veicolo di comunicazione non verbale ed è fondamentale per la strutturazione dell’asse corporeo.
Tale comunicazione viene mediata dal tono muscolare che è alla base di tutti i movimenti e di tutte le espressioni emozionali dell’individuo. La contrazione e la decontrazione dei muscoli danno vita a gesti, movimenti e attitudini proprie di ciascun soggetto. La funzione tonica è determinata da fattori genetici e neurofisiologici ma anche dalle emozioni che assumono una connotazione relazionale. Quindi, se da un lato possiamo affermare che il tono è fondamentale al fine di mantenere le posture e perché permette ai muscoli di reagire prontamente agli stimoli nervosi (movimento), dall’altro, la funzione tonica rappresenta la prima forma di comunicazione che avviene tra madre e bambino. Il corpo stabilisce con il suo ambiente un dialogo tonico. Il bambino attiva il suo processo di conoscenza grazie alla relazione che stabilisce con l’altro: le prime espressioni comunicative, infatti, derivano dalle modalità tonico emozionali scaturite dalla sensazione di incompletezza.
Gli studi delle neuroscienze degli ultimi anni si sono concentrati molto su come il movimento del corpo sia fondamentale per creare la conoscenza degli spazi fisici e cognitivi. Rizzolatti afferma che il sistema motorio non può essere considerato come “esecutore passivo di comandi originati altrove”, anzi sostiene che il sistema motorio corticale è coinvolto in molti processi neuronali che permettono al bambino di scegliere piano d’azione più efficace. Damasio afferma che il corpo è l’unico strumento che abbiamo per conoscere il mondo: “La rappresentazione del mondo esterno al corpo può entrare nel cervello solo attraverso il corpo stesso”. Il corpo costituisce rappresentazioni spaziali e da esso parte la strutturazione dello schema corporeo e quindi dell’immagine corporea.
Il ritmo è correlato all’organizzazione spazio-temporale del bambino, che con lo sviluppo acquisisce una rappresentazione mentale del tempo: inizialmente riconosce il prima e il dopo in un rapporto di successione; poi acquisisce la nozione di durata, intervallo e di pausa; ed in ultimo i rapporti di successione intervallo vengono organizzati in strutture ritmiche. Il tempo quindi da lineare diventa circolare, ciò risulta essere fondamentale per gli apprendimenti e per le abitudini comportamentali. Fraisse ha collegato il ritmo motorio ai movimenti ordinati nel tempo contemporaneamente percepiti ed eseguiti. Gli stimoli registrati come distinti ma connessi l’uno all’altro seguendo regole di successione consentono la percezione del tempo. I bambini piccoli usano i ritmi motori per esercitare la regolazione della tensione muscolare e per imparare a sentire il proprio corpo, un esempio è dato dai dondolamenti. Muoversi in una corretta struttura temporale permette al bambino di acquisire nuovi strumenti di conoscenza o di recuperare che si sono modificati nel tempo.
In ambito neuropsicomotorio, il rapporto che esiste tra le sequenze rimiche del movimento e le strutture corticali del pensiero risulta essere fondamentale, infatti l’obiettivo principale di questo progetto è quello di sollecitare le aree coscienti per rendere plastica l’attività automatizzata. Al bambino vengono proposte attività nuove con problemi da risolvere per stimolare l’interiorizzazione di nuovi ritmi coscienti.
Un lavoro fatto sul corpo attraverso il ritmo permette di agire su meccanismi più alti, ovvero sulle funzioni esecutive. Le esperienze sensomotorie rappresentano la base per andare avanti, ma se esse non vengono esperite correttamente gli effetti si ripercuotono su tutte le azioni. Il progetto messo in atto ha la finalità di intervenire sulle capacità del singolo bambino, sostenendolo nella creazione di mappe spaziali da utilizzare poi nel quotidiano. Lo spazio del corpo crea l’ambiente esterno grazie all’integrazione di tutte le informazioni propriocettive, vestibolari, tattili, visive e uditive. Gli spazi costruiti dal corpo, con i suoi strumenti naturali, e quelli costruiti attraverso di esso, con gli altri sensi quali vista tatto e udito, permettono al bambino di compiere azioni adeguate alle proprie necessità. Purtroppo però nelle situazioni in cui ci sono problematiche dell’età evolutiva quali disprassia, disturbo dell’attenzione, o disturbo della coordinazione motoria, lo spazio del corpo non si organizza in modo adeguato.
Nelle attività proposte si è cercato di favorire la percezione delle informazioni relative agli aspetti di successione e di sincronia. La dimensione ritmica è stata centrale per tutto il percorso svolto. Attraverso gli esercizi ritmici si è cercato di dare ordine al movimento e di migliorare gli aspetti temporali.
La sincronia esistente tra percezione e movimento, presente già nei movimenti ritmici semplici, è stata ricercata con diverse modalità. Nello specifico la percezione della sincronia, ovvero della simultaneità degli eventi, sembra essere molto importante per l’integrazione degli stimoli, risulta essere alla base dell’integrazione tra stimoli sensoriali differenti e, quindi, delle rappresentazioni multisensoriali del mondo esterno. La sincronia è fondamentale per gli apprendimenti.
In particolare la simultaneità tra movimento, propriocezione, vista, udito, tatto e respirazione si concretizza in vario modo con sequenze di esercizi progettate secondo le esigenze dei bambini. E’ stata rivolta particolare attenzione alla percezione temporale, che sembra avere un ruolo essenziale in tutti i problemi dell’apprendimento; come già esposto, le strutture e i ritmi costituiscono uno dei cardini educativi fondamentali per l’organizzazione del movimento, della percezione uditiva e visiva, e dello scorrere ordinato dei pensieri. Il bambino durante l’età prescolare riesce a percepire, comprendere e memorizzare strutture e ritmi che abbiano un diretto legame con il vissuto psicomotorio.

Così come nella musica, il ritmo è alla base degli apprendimenti, e il nostro corpo ne è lo strumento principale.

Dott.ssa Mariagrazia Guarino, Neuropsicomotricista